Quando non riesci più a stare zitto
Lisa:
Quando un trauma impatta nella propria vita, tutto cambia e nel tempo, quello che cambia di più è la visione del mondo. Si rimettono in discussione le priorità, le amicizie, le parentele e ci si guarda attorno e si pensa che gli altri perdano tanto tempo in discussioni inutili e si ha paura di fare lo stesso errore e si arriva, un pochino, a vivere fuori dal mondo.
Nel tempo poi si torna al proprio stile, se è quello che si vuole, oppure ci si trasforma un po’. Ma non è mai la malattia a cambiare le persone, sono sempre e solo le persone a farlo, se lo desiderano.
Guido:
Come potevo iniziare il discorso con Daria?
Passai casualmente davanti al più bel negozio di fiori della città e decisi di fermarmi.
La Boutique del Fiore è un negozio particolarissimo, dove c’é sempre da aspettare prima che ti servano, perché lo fanno con cura e ti domandano cosa vuoi dire con quel gesto.
Insomma, comprare un fiore lì è un viaggio introspettivo dentro di te, non puoi farlo tanto per fare!
All’entrata c’é un bel cartello, grande, scritto con caratteri eleganti e colori rassicuranti:
“Non prendere il primo fiore, ce n’ è uno per ogni occasione!”
La mia malattia era un occasione per un fiore?
Qual era il suo fiore preferito?
I girasoli!
Quanti uomini nel mondo quel giorno avevano ricevuto una notizia come la mia e quanti di loro (o di noi) si sarebbero fermati a comprare dei fiori per chi amavano?
A me piace molto essere originale.
Mi sentii diverso e molto più forte per aver avuto quell’idea.
In realtà, successivamente, capii che mi ero fermato anche perché ero combattuto tra il correre a casa a piangere disperatamente ed il rimandare l’incontro con lei.
Temevo che dal primo sguardo avrebbe capito molte cose, forse tutte.
C’era poi un terzo motivo, perché c’è sempre una terza strada da cercare nella nostra mente: fermarmi dal fioraio mi faceva sentire vivo e ancora fisicamente sano.
Avevo appena comprato i girasoli, quando due signore iniziarono a litigare su chi avesse la precedenza.
Prima di quel giorno me ne sarei andato senza voltarmi, ma quella volta, quasi senza rendermene conto, osservai la scena.
Erano entrambe eleganti, sicure di sé e con poco tempo per aspettare.
Mi colpì non tanto il tono di voce, che rimase abbastanza contenuto, ma la freddezza con la quale si misero a discutere.
A me, che sulla porta tenevo i miei girasoli come fossero un trofeo, scappò detto loro:
“Ma ne vale la pena?”
Subito dopo avrei voluto mordermi la lingua, ma ormai quella frase l’avevo detta.
Le signore si voltarono verso di me e, all’unisono, mi domandarono stupite:
“Ma … dice con noi? … ”
Secondo me ero diventato tutto rosso, avrei voluto sparire, però a quel punto dovevo dare una spiegazione e con galanteria sorrisi dicendo:
“Scusate, guardandovi mi è venuto in mente quanto tempo della mia vita ho perso in sterili discussioni … quindi stavo parlando a me stesso più che a voi. Scusatemi e buona giornata!”