Genitori e Figli: una Relazione in crescita
Lisa:
La forza di una relazione è nella verità, confrontatevi, fate domande, siate aperti, sia con i familiari e sia con vi sta curando perché ci si possa conoscere reciprocamente e ci si possa aiutare e crescere nella relazione
Guido
Mi trovavo in cucina seduto intorno al tavolo con i miei genitori. Mi sentii un po’ sotto pressione, ma non capivo se ero io a dover parlare per primo o loro.
Eppure ero andato lì per dirgli della mia malattia, per presentargli Delinquente.
E invece furono loro a parlare per primi. Lo ammetto … io faccio iniziare a parlare gli altri quando non so dove vogliano andare a parare e quella volta tutto mi suggeriva di stare zitto e ascoltare.
“Guido, ti dobbiamo dire una cosa”
“Anche loro!” pensai.
E mio padre incominciò a raccontare.
“Ieri sera sono andato in Polisportiva, come al solito”
“Ah, bravo!”
“Sì … Ho incontrato il Riccio. Sai quel mio amico che non parla mai e che si fa sempre i fatti suoi? Lo vedevi da ragazzino quando venivi a giocare a calcio là, con la loro squadra.”
“Sì, ho presente, ma è successo qualcosa?”
Mio padre continuò a parlare come se non mi avesse sentito, come se stesse seguendo un copione che era pronto nella sua mente già da qualche ora. Mia madre, incredibile a dirsi, rimaneva in silenzio ad ascoltarlo e con la testa accennava a dei piccoli sì, quasi impercettibili.
Ebbi la sensazione che avessero fatto le prove di quel discorso, ma non capivo dove volessero arrivare.
“Lui è già da qualche tempo che si sta curando per una malattia di cui non ricordo il nome, ma poco importa, adesso. Non ha piacere che qualcuno lo dica in giro ed è una confidenza che mi ha fatto un anno fa, per questo non ti ho mai detto niente. Poi, non è che tu lo conosca molto, comunque, questo non importa. Ieri sera, mentre stavo bevendo un caffè al tavolino da solo, mi si è seduto accanto. Noi siamo amici da anni e lui è molto affezionato a voi figli, anche se non lo frequentate.”
Una sensazione strana mi bloccò in gola ogni domanda.
“Ecco, ieri era andato in ospedale per le sue cure e mentre era lì ti ha visto entrare ed uscire dal dottore. Mi ha detto che eri sconvolto e che non ti ha salutato per non disturbarti ed allora tua madre ed io, ieri sera, ci siamo fatti mille domande. Non abbiamo voluto telefonarti, perché avevamo qua le bambine. Ti stavamo aspettando per informarti subito di quello che mi ha detto il Riccio: siamo qua solo ed esclusivamente per te. Ai tuoi fratelli non abbiamo detto nulla.”
Da lì in avanti la cucina mi sparì dagli occhi; vidi solo gli sguardi caldi dei miei genitori e a quelli mi aggrappai per non piangere. Mio padre continuò: “Il Ricco non voleva essere pettegolo. E’ uno che non va in giro a raccontare, era solo preoccupato per te, perché ci è passato e ci sta passando con le sue cure.”
Improvvisamente li vidi invecchiati.
Sorrisi e mi domandai come facesse mia madre a non commentare per nulla le parole di papà.
Secondo me, in cuor loro, speravano che il Riccio si fosse sbagliato.
Ma non potei alleggerire i loro cuori.