Il passato aiuta ad adattarsi al presente
Lisa:
Guido è un uomo ironico che non perde occasione di sorridere; non è superficiale, è molto introspettivo. Questo lo aiuta a fronteggiare la malattia, perché cerca sempre di capire il perché delle sue azioni.
Tutto ha una logica, tutto ha un senso e se metti in fila le cose puoi darti significati utili … soprattutto quando fronteggi una malattia … nel proprio passato si trova il significato del presente per dirsi un perché si agisca in un certo modo … ci sono cose che accetti e altre no … ci sono cose che non capirai mai … ci sono cose che ti accorgi di avere vissuto … ma è sempre nel ripensare a ciò che è stato che si riesce a dare significati diversi a quello che si vive e sentire di essere esistiti allora come si esiste adesso …
Ad esempio, Guido chiama la sua malattia Delinquente e gli viene naturale parlargli. Ma perché lo fa?
Per lui è importante capirlo, perché gli appare strano … allora si ferma e ci pensa e si dà una spiegazione e così trova le somiglianza tra sé e chi l’ha aiutato a diventare l’uomo che è
Guido
Mi ero fatto la mia scaletta di persone a cui raccontare di Delinquente.
E la prima era Daria.
Stavo malissimo.
Mi sentivo strano.
Mi sembrava di essere crudele a dirle che ero malato.
E quella fu la prima volta in cui parlai a Delinquente:
“Allora … ragioniamo … a Daria come lo diciamo, Delinquente?”
E lo dissi ad alta voce!!!
Mi pensai matto.
Ma come avevo fatto a chiedere aiuto a Delinquente?
Mi spaventai e poi capii … Incominciavo ad assomigliare a mio padre.
Da sempre l’avevo visto parlare da solo: quando era per strada, quando guidava la macchina, quando alzava lo sguardo dal giornale che stava leggendo.
Un giorno, quando ero bambino, mi accompagnò ad una festa insieme al mio amico Vittorio.
Mentre eravamo in macchina, Vittorio mi raccontò che il giorno precedente era in biblioteca, quando uno sconosciuto accanto a lui si mise a parlare da solo “… mi sono preso una paura Guido … era proprio matto, se le diceva e se le rideva …”
Non ci crederete, ma in quel preciso momento mio papà iniziò a dire la sua in un imbarazzante soliloquio … AD ALTA VOCE!!!!! muovendo addirittura per aria una mano!!!
Non si era tolto neanche il cappello per guidare!
Vittorio rimase senza parole, poi mi guardò con occhi sgranati e a me venne spontaneo dire la prima frase che mi passò per la testa, e non era certo la più intelligente (e lì pensai di assomigliare a mia mamma) : “Non è mica matto mio papà!”
All’epoca quella situazione mi sembrò terribile, ora mi faceva ridere … e assomigliare in quello a mio papà mi faceva capire d’essere originale e non matto … ero sempre il solito Guido …
Con questa malattia mi sono accorto che il mio modo di pensare funziona così: il mio passato mi aiuta ad adattarmi al mio presente.
La mia infanzia, adolescenza e tutti i periodi importanti della vita, si intrecciano a formare una trama ricca di eventi da cui riesco a trarre spunti di riflessione per vivere la mia quotidianità.
A pensarci bene, io sono rimasto sempre lo stesso, è la mia malattia che si è aggiunta a me, non io a lei.