L’Alleanza Terapeutica (2 parte)
Lisa:
Nella puntata precedente abbiamo lasciato Guido Speranza nel bel mezzo della comunicazione di diagnosi e in una fase delicata della costruzione dell’Alleanza Terapeutica. L’Alleanza Terapeutica si basa sulla fiducia reciproca tra malato, familiare e medico. Nasce in un preciso momento e si consolida nel tempo e, come tutte le relazioni interpersonali, viene messa in discussione ed è ovvio che, nel caso della malattia, sia condizionata anche dall’andamento della malattia stessa.
Guido
Mentre il dottore mi comunicava la diagnosi, sentivo sempre più pressante la nuova condizione nella quale stavo precipitando.
A un tratto mi domandò:
“Mi dica, Signor Speranza, ha delle domande da farmi? … Tenga presente che oggi le cure ci sono, si faccia coraggio che ce la può fare … ce la possiamo fare …”.
“Ce la possiamo fare?!” ripetei tra me … quella frase la disse per incoraggiarmi, ma la sentii stonata … lì … il plurale … non ci azzeccava per nulla, poco prima mi aveva detto “Mi dispiace Signor Speranza ma gli esami hanno confermato quello che temevamo potesse avere … “ poco importa il nome della mia malattia, quanto che il malato fossi IO!!!!!
E ora diceva “Ce la possiamo fare???!!!” … devo ammettere che i dottori ce l’hanno un po’ questo vizio lessicale di parlare al plurale di qualcosa che è evidentemente solo singolare, PERCHE’ APPARTIENE A QUELLA PERSONA SPECIFICA … e quella malattia era mia, non sua, nè di altri medici o di psicologi o di infermieri … mia e soltanto mia …
Feci qualche domanda. Solo perché mi sembrava di dover dire qualcosa.
Poi … il dottore si alzò … mi accompagnò alla porta e io … che strano che sono! … IIIIOOOO cercai di consolarlo! E’ più forte di me … penso sempre anche alle difficoltà degli altri … A pensarci ora mi vien da ridere … pensa te … gli dissi:
“Certo che il suo lavoro è difficile …”
E Lui … lì … nel salutarmi fece il gesto giusto … per come sono fatto io … mi strinse di nuovo la mano, ma questa volta lo fece trattenendola tra le sue … per qualche attimo … con convinzione … era come se mi stesse ripetendo con quel gesto … “Lei non è solo …” e questa volta sentii che era vero, che lui ci credeva … che lui mi aveva preso in cura … e io non ero solo, non ero solo, non ero solo….