A chi serve tacere di una malattia?
Lisa:
Quando si racconta qualcosa a qualcuno, quella cosa diventa vera, acquista dei contorni, una dimensione, un suo spazio … e se ne sentono le emozioni.
Quando ci capita qualcosa di bello, non vediamo l’ora di raccontarla agli altri, quando capita la malattia, la tentazione è di non dirlo a nessuno, o a pochi. A volte si pensa di proteggere gli altri, si pensa di poter fare tutto da soli e così il silenzio acquista quasi una dimensione eroica. Ma i veri eroi sono coloro che affrontano gli eventi di vita e non perdono la fiducia in se stessi. E imparano nel tempo a raccontarsi. E’ difficile con una malattia che ti si attacca addosso, ma è possibile.
Iniziare a raccontare ai familiari della propria malattia, vuole dire ammettere che si è malati e non si vuole perdere l’occasione di vivere insieme anche una parte di vita così complicata.
Guido.
All’improvviso, il giorno della diagnosi, mi ricordai che dovevo andare a prendere le mie figlie a scuola.
Non ne avevo voglia. Desideravo solo arrivare da Daria per raccontarle tutto quello che avevo bisogno di dirle.
Mi stupii che lei non mi avesse telefonato, poi mi ricordai che avevo spento il cellulare prima di entrare dal dottore.
Lo accesi e venni travolto da una valanga di messaggi, tutti di mia moglie.
Decisi di non parlarle di Delinquente al telefono.
Chiamai mia madre e le chiesi la cortesia di andare a prendere le bambine:
“… Ho un problema sul lavoro … visto che oggi è venerdì le tenete a dormire da voi così noi usciamo?”
Sapevo che ai miei genitori piaceva avere le nipoti per casa, però molto raramente le lasciavamo da loro di notte.
A mia madre venne naturale fare una delle sue solite battute; me l’aspettavo, la conosco troppo bene.
Mii domandò:
“Ma cosa devi farti perdonare?”
Avrei voluto dirle che dovevo farmi perdonare di essermi ammalato, invece risposi:
“E’ uscito l’ultimo film di Ozpetek e vorremmo andarlo a vedere”
Mi dispiaceva mentirle, perché sono un uomo sincero, ma in quel momento mi sembrava di proteggerla. Da chi?
Da me, da quel dolore che nel giro di pochi giorni le avrei dato.
Sentendo la sua voce mi si strinse il cuore ed ebbi l’idea che avrei potuto tacerle la mia condizione di salute: “forse” pensai “non è proprio, proprio necessario presentarle Delinquente …”
Ma il mio tacerle di Delinquente le sarebbe servito? Oppure era più utile a me così non ne parlavo e facevo finta di nulla? E un domani avrei voluto che i miei figli mi tenessero un segreto di questo tipo?
Tante domande con tante risposte e tutto mi portava a pensare che ne dovevo parlare.
Ma ora come potevo cominciare il discorso con Daria, la donna che amavo?
Se mi sentivo in colpa per mia madre, immaginate per Daria!
Troppo giovane e troppo bella per stare insieme a uno come me che in quel momento non riusciva a vedere il suo futuro. Tutto bloccato a un presente difficile da digerire.